Torniamo tra le pagine de La bicicletta. Dicono di lei. Pedalate d’autore e lasciamoci condurre in Friuli, insieme a Pier Paolo Pasolini. Per lo scrittore nato a Bologna nel 1922, la bicicletta è stata una compagna a tratti inseparabile, sin dalla sua infanzia, a Casarsa della Delizia, «paese di temporali e di primule». Lungo il Tagliamento e sempre in sella alla sua bicicletta, Pasolini è venuto su, secondando la sua vena poetica, «l’estate casarsese scorre sul suo abituale diagramma di avventure: il Tagliamento, le gite serali delle risorgive, con corsi d’acqua che hanno la freschezza dei monti e già si colorano di cieli marini».
Scrive di quei giorni il cugino Nico Naldini, «se lui prendeva la bicicletta, aspettava che io prendessi la mia, una biciclettina più piccola, e si andava al Tagliamento, i primi tempi, e poi, negli anni successivi, in giro per le balere, le feste di campagna. È stato il momento più felice della mia vita. Un giorno, tornando da un paese che si chiamava Malafesta, quindi in pieno García Lorca diciamo, eravamo così felici, tornando a casa, di quello che ci era successo, delle amicizie che avevamo fatte con i ragazzi contadini del posto eccetera, che lui dice: “Siamo vicini al Tagliamento, andiamo nel greto e ci tagliamo le vene”», oppure, «più tardi si sarebbe andati a fare il bagno al Tagliamento; si arrivava nelle sue arie profumate e al greto arroventato dopo una corsa in bicicletta di cinque chilometri. I profumi erano quelli delle resine dei cespugli, dei fiori delle acacie, dell’acqua».
Dalle esperienze con Naldini, Pasolini trarrà lo sfondo del suo primo romanzo, Il sogno di una cosa, nel quale narrerà dell’amicizia di tre braccianti, nel Friuli del secondo dopoguerra, tra la passione per la musica, il vino e, naturalmente, la bicicletta, «finalmente Eligio la spuntò dicendo che mentre lui lo portava, Milio avrebbe potuto suonare l’armonica. Allora Milio si sedette sul manubrio, appoggiò il capo sulla spalla del nuovo compagno, e cominciò a suonare. E la compagnia partì verso l’altra riva del Tagliamento tra le grida del ragazzo della custodia e dei festeggeri», e ancora, «la corsa in bicicletta e l’aria fredda della notte anziché riordinare le idee non fece altro che ubriacarli ancora di più. “Queste puttane di biciclette!” urlava il Nini vedendo che la sua sbandava continuamente verso il ciglio della strada, però senza mai superarlo. Sotto la luce lunare che sfavillava nelle praterie, essi correvano urlando come diavoli, solo un po’ scontenti forse che non ci fosse nessuno a sentirli: infatti la strada che da San Daniele sboccava nella Venezia-Udine poco sotto Codroipo è la più deserta di tutto il Friuli».
Nell’estate del 1940, Pasolini, partito da Venezia, raggiungerà i suoi genitori in villeggiatura a San Vito di Cadore, e da lì, attraversando le Dolomiti Friulane e la valle del Tagliamento, tornerà a Casarsa della Delizia: di quest’ultima tappa renderà partecipe l’amico Franco Faroldi, «ad ogni modo una cosa bella da essere confusa con un sogno l’ho avuta: il viaggio da S. Vito a qui, in bicicletta. Esso appartiene a quel genere di avvenimenti che non possono essere raccontati senza l’aiuto della voce e dell’espressione. L’alba, le Dolomiti, il freddo, gli uomini coi visi gialli, le case e i sagrati estranei, le cime e le valli nebbiose irraggiate dall’aurora».
Casarsa della Delizia, Ramuscello San Giovanni al Natisone, San Vito al Tagliamento, Valvasone, Versutta, il monte Porzûs… La geografia dell’anima di Pasolini passa inevitabilmente per questi luoghi: nell’ottobre del 1949 a Ramuscello viene infatti denunciato per atti osceni in luogo pubblico – nell’aprile del 1952 a Pordenone sarà poi assolto per insufficienza di prove – e di conseguenza espulso dal Partito Comunista, perdendo anche il posto di insegnante alla scuola media di Valvasone. Nel 1943, a causa dell’occupazione tedesca, si era intanto rifugiato con la madre a Versutta, dove si era anche prodigato nell’allestire una scuola: esperienze che poi Pasolini renderà note in Diario di un insegnante. Quel che invece accadde sul monte Porzûs ha invece storia a sé: nel famoso eccidio di Porzûs, tra i diciassette partigiani che vi persero la vita, c’era anche Guido Pasolini, fratello dello scrittore.
Sia come sia, La bicicletta. Dicono di lei. Pedalate d’autore suggerisce la strada verso il Friuli di Pier Paolo Pasolini, spianandola, proprio lì, dove un tempo «si correva via in bicicletta per luoghi di un incanto senza prezzo».
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Antonio Scerbo