La recensione del Gazzettino Veneto
Dolomiti, la grande bellezza
È appena uscita in libreria una ricca antologia di pagine di letteratura e poesia dedicate a Cortina e ai monti che la circondano Questo patrimonio, sconosciuto fino alla metà dell’Ottocento, è stato scoperto da chi cercava di conoscere la terra di Tiziano poi da Hemingway a Moravia, da Nabokov a Buzzati tutti hanno descritto Marmarole, Tre Cime di Lavaredo, Tofane e Cristallo
In passato erano viste come un muro invalicabile. Ostiche, dure, pericolose, ma al tempo stesso protettive perché inespugnabili da chi giungeva dalla parte opposta. Dei giganti amici e nemici, privi però di quel fascino emotivo dei paesaggi che ispirano poeti e letterati. «Belle rupi calcari che si presterebbero a studi pittorici, con quel colore bianco grigiastro, pareti e cime dagli aspetti bizzarri» si limita a scrivere Goethe nel suo Viaggio in Italia, del 1786, quando passando per il Brennero vede le Dolomiti. Parole distratte, prive di sentimento, per quelle che sarebbero poi diventate patrimonio Unesco e grandi protagoniste di tanta letteratura e di fantastiche esplorazioni. Perché fino alla seconda metà dell’Ottocento le Dolomiti erano quasi ignorate. La fortuna letteraria arriva più tardi, per esplodere poi in un susseguirsi incessante. Da Ernest Hemingway a Alberto Moravia, da Carlo Felice Wolff a Dino Buzzati, da Vladimir Nabokov a Goffredo Parise, da Amelia Edwards a Virginia Woolf, fino a Mario Luzi, Andrea Zanzotto, Eugenio Montale e Giovanni Comisso: scrittori stranieri e italiani che hanno descritto le Dolomiti e la perla, quale è Cortina, accolta nella valle. Nello sfondo dei loro racconti si stagliano le sagome di Sorapis, Marmarole, Tre Cime di Lavaredo, Croda da Lago, Civetta, Marmolada, pale di San Martino, Tofane e Cristallo.TRA STORIA E NATURA
Le più belle citazioni sono state ora raccolte nel libro Cortina dicono di lei – sottotitolo Le Dolomiti nella letteratura – edito da Elleboro. Il volume non è solo una raccolta di fantastiche pagine di letteratura e poesia, ma svela al lettore le passeggiate preferite dagli scrittori fornendo le mappe per ritrovare i luoghi di ispirazione e gli orizzonti descritti. Il tutto suddiviso in nove capitoli raggruppati in tre parti: la prima storica, la seconda dedicata agli elementi del paesaggio – quindi bosco, rocce, acqua e neve – e la terza che si sofferma su Cortina e il suo jet set. Intervallando le celebri pagine a brevi schede sugli autori, disegni e antiche foto.
Tutto nasce con l’arte che richiama la letteratura. Perché i primi visitatori sono arrivati tra le Dolomiti attratti dall’idea di visitare le terre del Tiziano. La casa natale del pittore, a Pieve di Soligo, era la prima tappa per poi procedere alla scoperta di quelle strane montagne che compaiono nello sfondo dei suoi capolavori. Complice, in questo viaggio, il rifacimento dell’Alemagna, nata già nel Medioevo per collegare Venezia all’Europa, ma ricostruita sull’attuale tracciato nel 1830 dagli austriaci. Così inizia l’avventura. E se proprio si vuole dare una data all’avvio letterario è quella del 1864, quando Josiah Gilbert e George Cheetham Churchill pubblicano The Dolomite mountains dove appare per la prima volta il nome Dolomiti.
Seguirono tali orme alcuni scrittori inglesi come Leslie Stephen, il padre di Virginia Woolf, che descrisse queste montagne come «una terra nuova, ancora incontaminata in grado di schiudere vaste possibilità di ardite imprese». Ma anche Amelia Edwards, la scrittrice viaggiatrice che, in compagnia dell’amica Lucy, affrontò il Cadore impervio viaggiando con le gonne lunghe in carretto, in sella ai muli o a piedi. Per poi fornirne una descrizione appassionata: «L’Antelao appare più vicino e, nella parte opposta della valle, si erge il Pelmo, simile ad un trono imponente col baldacchino di nuvole ed una scala gigantesca, ogni gradino della quale è formato da rocce a picco, coperte di neve eterna, calpestata solo dai cacciatori e dai camosci». Parole che suonano quasi da antenate alle più recenti di Buzzati che descrive Antelao e Pelmo in modo rassicurante: «Hanno poco di inquietante e minaccioso, ma già il successivo picco della Croda Marcora, che al mattino fiammeggia formidabile, sospeso sopra Borca, ha un volto differente, delle pieghe sinistre e scure» fino ad arrivare alle «ciclopiche colonne della Tofana di Rozes o fra le sghembe vertigini, intarsiate di ghiaccio, della Croda dei Toni». Una connotazione inquietante svelata anche da Comisso che scrive, parlando sempre delle Dolomiti, di «supremi modelli d’armonia, eccitanti l’invidia dell’uomo creatore, stimolanti lo spirito a uniformarsi al loro equilibrio. Variano ad ogni variare delle ore, hanno la stessa mutabilità del mare». E se all’alba «appaiono nere, informi e immiserite» quando «il sole arriva a definirle precise in ogni contorno, accendono nell’azzurro nettissimo il rosso-aragosta delle spaccature profonde».
È Giosuè Carducci a dare un’accelerazione alla popolarità delle Dolomiti attraverso l’ode Cadore del 1892 dove ne dà una descrizione guerresca. Altro impulso arriva dalla Grande Guerra con testimoni d’eccezione come Giuseppe Ungaretti, Carlo Emilio Gadda, Clemente Rebora e Curzio Malaparte. Però a partire dagli anni Trenta del Novecento l’Ampezzo diventa meta turistica prediletta dalle alte gerarchie fasciste e sempre qui, un decennio dopo, i giovani cadorini nascosti tra le montagne danno vita alle formazioni partigiane che operano nella lotta di liberazione dal 43 al 45. A raccontare le loro azioni è la scrittrice scalatrice Giovanna Zangrandi nel libro I giorni neri.
La storia, e assieme la fama, s’impennano. Si passa attraverso le cronache dei delitti di Alleghe, la tragedia del Vajont ricostruita da Marco Paolini, le descrizioni di Matteo Righetto ne La pelle dell’orso, la natura vista da Mauro Corona e le parole di Reinhold Messner: «Le Dolomiti sono le montagne più entusiasmanti della terra».E con la scoperta della straordinaria bellezza arriva l’inesorabile business: gli alberghi diventano più grandi, l’industria dello sci vuole impianti e piste, Cortina viene scoperta con il suo panorama mozzafiato. Arriva il turismo chic e il libro si chiude con cronache e fotografie delle passeggiate nel Corso di Indro Montanelli con Pietro Barilla, Alberto Sordi nei panni del conte Max, Liz Taylor impellicciata, Roger Moore sugli sci e Marcello Mastroianni con Faye Dunaway in Amanti, il film di Vittorio De Sica girato proprio a Cortina.
Raffaella Ianuale
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