In un diario ci si ascolta e ci si racconta, e forse leggendosi e rileggendosi ci si riconosce, tenendo comunque desta l’attenzione: c’è il rischio di perdersi, le complessità dell’io, dell’io autentico, non sono mai state risolte. Si ricerca un’organicità, che possa rasserenare e soprattuto difendere dalle spore del caos, capaci di bucare il velo delle abitudini, dei giorni che si ammassano in vita. È però difficile dire di sé, spesso estranei anche al proprio nome.
Fernando Pessoa nasce a Lisbona il 13 giugno 1888, e in quel lasso di tempo che si chiude con la sua morte nella capitale portoghese il 30 novembre 1935, vivono con lui e per forza di lui Álvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro, Bernardo Soares, «esseri con una vita propria, con sentimenti che non mi appartengono e opinioni che non accetto. I loro scritti non sono miei, ma a volte lo sono». C’è chi ne conta 46, chi 136, forse perché l’eteronimia è dispersione e moto centrifugo, di contro alla pseudonimia, malcelato accentramento.
Nello stesso anno in cui morì, Fernando Pessoa rilasciò una nota biografica – senza svelarsi, nonostante la dovizia di particolari – che venne pubblicata dalla casa editrice Editorial Império nel 1940 come introduzione a À memória do Presidente-Rei Sidónio Pais:
«Nome completo Fernando António Nogueira Pessoa.
Età e provenienza Nato a Lisbona, chiesa dei Martiri, al n. 4 del Largo de San Carlos (oggi del Direttorio) il 13 giugno 1888.
Paternità e maternità Figlio legittimo di Joaquim de Seabra Pessoa e di D. Maria Madalena Pinheiro Nogueira. Nipote in linea paterna del generale Joaquim António de Araújo Pessoa, combattente nelle campagne liberali, e di D. Dionísia Seabra; nipote in linea materna del Consigliere Luís António Nogueira, giurista ed ex Direttore Generale del Ministero del Regno, e di D. Madalena Xavier Pinheiro. Ascendenza generale: misto di fidalgos ed ebrei.
Stato civile Celibe.
Professione La definizione più propria sarà “traduttore”, la più esatta quella di “corrispondente in lingue estere in aziende commerciali”. L’essere poeta e scrittore non costituisce una professione, ma una vocazione.
Residenza Rua Coelho da Rocha, 16, 1ºD.to. Lisbona. (Indirizzo postale – Casella Postale 147, Lisbona).
Funzioni sociali svolte Se con questo si intende incarichi pubblici o funzioni di rilievo, nessuna.
Opere pubblicate L’opera è fondamentalmente dispersa, per ora, in varie riviste e pubblicazioni occasionali. I libri e gli articoli che ritiene validi sono i seguenti: 35 Sonnets (in inglese), 1918; English Poems I-II e English Poems III (sempre in inglese), 1922, e il libro Mensagem, 1934, premiato dal Secretariado de Propaganda Nacional nella categoria Poema. L’articolo O Interregno, pubblicato nel 1928, e consistente in una difesa della Dittatura Militare in Portogallo, deve essere considerato come non esistente. Tutto questo è da rivedere e molto forse da ripudiare.
Ideologia Politica Pensa che il sistema monarchico sarebbe il più adatto per una nazione organicamente imperiale come è il Portogallo. Ma al tempo stesso ritiene la monarchia del tutto inattuabile in Portogallo. Per questo, se ci fosse un plebiscito sul tipo di regime, voterebbe, sebbene a malincuore, per la Repubblica. Conservatore di stile inglese, cioè liberale all’interno del conservatorismo, e assolutamente antireazionario.
Posizione religiosa Cristiano gnostico, e quindi assolutamente contrario a tutte le Chiese organizzate, e soprattutto alla Chiesa di Roma. Fedele, per motivi che più avanti saranno impliciti, alla Tradizione Segreta del Cristianesimo, che è in stretto rapporto con la Tradizione Segreta in Israele e con l’essenza occulta della Massoneria.
Posizione iniziatica Iniziato, per comunicazione diretta da Maestro a Discepolo, nei tre gradi minori dell’apparentemente estinto Ordine Templare di Portogallo.
Posizione patriottica Fautore di un nazionalismo mistico, da cui sia eliminata ogni infiltrazione cattolico-romana, per dar vita, se fosse possibile, a un sebastianesimo nuovo che la sostituisca spiritualmente, ammesso che nel cattolicesimo portoghese ci sia mai stata spiritualità. Nazionalista che si ispira a questa massima: “Tutto per l’Umanità, niente contro la Nazione”.
Posizione sociale Anticomunista e antisocialista. Il resto si deduce da quanto detto sopra.
Riassunto di queste ultime considerazioni Tenere sempre a mente il martire Jaques de Molay, Gran Maestro dei Templari, e combattere, sempre e dovunque i suoi tre assassini: l’Ignoranza, il Fanatismo e la Tirannia».
Fernando Pessoa, come stringere – e sentire – sabbia nel pugno, vederla disfarsi stendendo le dita: pare che nel palmo della mano sia tracciato ciò che ci aspetta, «nessuno mi ha riconosciuto sotto la maschera dell’identità con gli altri, né ha mai saputo che ero maschera, perché nessuno sapeva che a questo mondo esistono i mascherati. Nessuno ha supposto che a mio lato ci fosse sempre un altro che in fondo ero io. Mi hanno sempre creduto identico a me stesso», ne Il libro dell’inquietudine, di Bernardo Soares, un’«autobiografia senza fatti di un personaggio inesistente», per Antonio Tabucchi, l’«unica grande opera narrativa che Pessoa ci abbia lasciato: il suo romanzo».
Con i soldi dell’eredità della nonna nel 1909 acquistò una macchina da stampa, aprì la casa editrice Empreza Íbis e la chiuse dopo un anno, senza aver pubblicato un solo libro. Nel 1912 iniziò a collaborare con diverse riviste e nel 1915, con un gruppo di artisti, ne fondò una, Orpheu, entrando così nell’orbita di movimenti letterari come l’Intersezionismo e il Sensazionalismo.
Fernando Pessoa morì nel 1935, a 47 anni, a causa di una malattia epatica, e nei suoi bauli lasciò un vero e proprio tesoro, circa trentamila pezzi di carta: un numero esorbitante, ma che non stupisce: Fernando Pessoa sembra si sia dato il compito di «dare a ogni emozione una personalità, a ogni stato d’animo un’anima». E lungo questa falsa riga, rafforzata dalla caratterizzante eteronomia di Fernando Pessoa, viene facile pensare a Gilles Deleuze, «i nomi propri designano forze, eventi, movimenti e moventi, venti, tifoni, malattie, luoghi e momenti, molto prima di designare delle persone».
Perché diventa difficile anche solo contare gli eteronimi di Fernando Pessoa? Forse perché l’eteronomia permette di essere chiunque, polverizzando la costruzione dell’io, avendo così la possibilità sempre aperta da cui muovere a nuova vita?
«Se dopo la mia morte volessero scrivere la mia biografia, non c’è niente di più semplice. Ci sono solo due date – quella della mia nascita e quella della mia morte. Tutti i giorni fra l’una e l’altra sono miei», dirà Fernando Pessoa, e poco prima di morire «non so cosa porterà il domani».
Se si decidesse di incrinare il domani di Fernando Pessoa al nostro oggi, troveremmo la risposta ancora in Bernardo Soares, ne Il libro dell’inquietudine: era il 29 novembre 1933, «nel ballo mascherato che viviamo ci basta il gradimento del vestito che nel ballo è tutto».
Antonio Scerbo