“Te la coppa ora giova: ora tu lodi
più vecchio il vino e più novello il canto…”
Giovanni Pascoli
Giovanni Pascoli da buon romagnolo, di vino, si intendeva. Spesso vi annegava le proprie tristezze e malinconie tanto che finì per ammalarsi di cirrosi epatica. “Cara Ida, scriveva alla sorella nel 1911, quanto al vino cercalo leggerino, non amaro d’alcol, rosso rubino, non inchiostro, un sangiovesino insomma che l’assomiglia il tipo di quello di Sogliano e mandalo, sarà sempre il benevenuto…” Ma il poeta di San Mauro non è l’unico letterato che amò e cantò i due vini di Romagna. Albana e Sangiovese, sono due vitigni antichissimi ai quali son legate storie, leggende e letteratura. L’Albana è il vino delle festa e dei riti, dolce in origine, si offriva quando nasceva una bambina, il sangiovese invece, il cosiddetto “sangue di Romagna”, era il vino della tradizione contadina.
“Albana: sentite che sillabe liquide – scriveva Monelli – che suono di terra lontana, con quelle tre “a” che per pronunciarle dovete atteggiare la bocca nello stesso modo che per afferrare l’orlo del bicchiere. Il sangiovese, è un’altra cosa. È atticciato e solido, come questi romagnoli che vengono ai mercati avvolti nella capparella e parlano un idioma ardito e acceso. Il sangiovese è il vino delle rivoluzioni, delle spedizioni punitive”. Ricorda invece Guido Piovene che “un repubblicano classico beve il Sangiovese, vino secco, di colore forte, detto “il sangue della Romagna”, e disdegna l’Albana dolce. Naturalmente, come vogliono i tempi, queste specialità si attenuano, e un vecchio forlivese, accanto a una tavolata di repubblicani, si rammaricò con me che un tempo avrebbero bevuto almeno tre volte di più”. Il Sangiovese romagnolo è un vino che meriterebbe un saluto militare, sosteneva Dario Zanasi. Il poeta romagnolo Marino Moretti descriveva l’Albana che “brilla più bella dell’oro e più fluida di una matassa di luce”. Al vino bianco dedicò la poesia “Albana in tazza d’oro”: “O locandiera, intenta ad un lavoro/ d’uncinetto, vi chiedo per piacere/ di dare all’ultimo ospite da bere/ la vostra Albana nella tazza d’oro!…”
Marino Moretti
Nel confronto poetico sul sangiovese l’unico degno rivale di Pascoli era Giosuè Carducci. Il poeta era spesso ospite dalla contessa Silvia Pasolini-Zanelli nella sua villa di Lizzano di Cesena, e da lì si faceva portare a Bertinoro dove amava sorseggiare il nettare divino direttamente dai produttori. “Carducci fu qua e venne a farci grande onore, scriveva Pascoli all’amico Severino Ferrari, Mariuccina però rimase male quando fece il conto… di cantina. Mancavano all’appello diverse bottiglie di Sangiovese”. Chi dei due bevesse di più è difficile dire però si può arguire ascoltando i certi loro ispirati versi
Giosuè Carducci
Pascoli:
E venne Rigo. E venne il vino arzillo,
e bevve ognuno: il vino aspro, raccolto
quando nei campi già piangeva il grillo…
Carducci
… e poiché il vino c’era
Riempii la mia coppa.
Come pazzo cantando attesi
l’alba lunare:
a canzone finita i miei sensi
se n’erano andati.
Carducci
Evoè, Lieo: tu gli animi ( Bacco )
Apri, e la speme accendi
Evoè, Lieo: ne’ calici
Fuma, gorgoglia e splendi.
Tenti le noie assidue
Co’ vin d’ogni terreno
E l’irrompente nausea
Freni con l’acre Reno.
Chi ne le cene pallide
Cambia le genti e merca
E da i traditi popoli
Oro ed infamia cerca:
A noi conforti l’anima
Pur contro a’ fati pronte
Il vin de’ colli italici.
Pascoli:
O convitato della vita, è l’ora.
Brillino rossi i calici di vino;
tu né bramoso più, né sazio ancora,
lascia il festino.
È del fior d’uva questa ambra che sento
o una lieve traccia di vïole?
dove si vede il grappolo d’argento
splendere al sole?
grappolo verde e pendulo, che invaia
alle prime acque fumide d’agosto,
quando il villano sente sopra l’aia
piovere mosto:
mosto che cupo brontola e tra nere
ombre sospira e canta San Martino,
allor che singultando nel bicchiere
sdrucciola vino;
Carducci :
La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.